Aprosio Angelico (1607 1681)

 

 Del tabacco, nella smisurata serie dei suoi interessi critici, scrisse anche Angelico Aprosio. (Ventimiglia, 29 ottobre 1607Ventimiglia, 23 febbraio 1681), frate agostiniano, letterato e scrittore italiano.

 Nella seconda parte "Dello Scudo di Rinaldo" nel capitolo VIII, "Del Tabacco e dell’'abuso di esso" (dedicato "Al Signor Domenico Panarolo filosofo medico e pubblico professore di Medicina nel Romano Ateneo") ove alla pagina segnata 254 del manoscritto l'Aprosio in merito all'uso del tabacco annota che esso "Da Galeotti passò alle mani dei Birri e di simile canaglia... ridotto in sottilissima polvere cominciò a lasciarsi vedere tra quelle d'uomini dei più civili, in tanta moderazione che la quantità... di un fagiuolo indiano era soverchia a pascere i pruriti del naso per il corso di un anno lunare: ora è talmente cresciuto l'abuso... che apparendo incapaci le scatolette, non mancano di quelli che se lo pongono nelle tasche a rinfuso... In tutte le città altro non si veggono che cartelli di tabacivendoli, ed in Londra in particolare come riferisce Barnaba de Riicke citato da Henricus de Engelgrave se ne veggono e se ne contano piu' di mille botteghe.. ". A pagina 266 del manoscritto l'Aprosio conclude con durezza: "II tabacco distrugge e malmena in tutto mentre egli fa arrugginire... i nervi immediatamente del cervello e gli rubba ogni argentino candore... Tabaci cerebro valde Inimici"...'